regia e drammaturgia Francesca Sorice
attrici Lucia Corna e Francesca Sorice
musiche Riccardo Di Gianni
direzione attoriale Daniel Santantonio
Produzione Teatro della Tosse
SINOSSI
Il lavoro Rifiuti Organici - o chi è morto e quello che avrei voluto dirti nasce dal desiderio di gettare uno sguardo profondo e ironico sulla solitudine nelle relazioni romantiche e nel contesto urbano contemporaneo, il tutto attraverso il punto di vista totalmente femminile della protagonista, Sofia.
Ecco che così Chi è morto, da un gioco di coppia, da anestetizzante di qualsiasi emozione ed espressione, vuole diventare volto e specchio dell’interiorità individuale, e collettiva, ancora incapace di guardare alla sofferenza e incline a nascondersi nella sua sola rappresentazione filtrata.
Ma chi è morto veramente?
Sofia non lo sa, e forse non lo vuole sapere. La morte per Sofia potrebbe essere un sogno dove ogni cosa diventa possibile, la morte diventa ogni persona e quindi nessuna e quindi non esiste. Il tentativo di navigare sull’ambiguità tra l’interpretazione e il reale, e di giocare su questo confine tra l’ossessione per la morte di uno sconosciuto e la paura della perdita della persona amata, nonché di se stessa.
Ispirato a una storia reale, nasce dal desiderio di catarsi e prende la forma di un sacco di immondizia, in cui provare a far luce guardando il buio più sudicio con umorismo e sensibilità per dar senso alla paura del vuoto, senza pretesa di risolverla.
Una storia dell’oggi, ma i cui tratti potrebbero ritrovarsi in ogni epoca: se fosse stata ambientata nell’antichità, Sofia sarebbe una vestale, se fosse ambientata nel Seicento sarebbe una strega. Invece Sofia vive nel 2023 e quindi è “psicopatica”.
Il punto di vista è proprio il suo, una giovane atea in vestaglia, alla ricerca di una ragione, di cancellare ogni memoria, e riscrivere la propria storia.
Sofia rappresenta una figura rivoluzionaria, infantile, sarcastica ma anche comunemente donna, soltanto non edulcorata da uno sguardo maschile. Si affianca a una figura giusta, consona, ha le fattezze di una donna ma Sofia la chiama Carlo, come il suo compagno. Parla come lui, si muove come lui, nonostante sia l’espressione di una parte di Sofia: la voce nella sua testa.
L’immaginario è quello di un universo in cui si può dire ciò che nel reale sarebbe “troppo”. Un universo sognante, un sogno lucido, vivido, condiviso dai corpi presenti in una camera da letto che diventa una chiesa e poi di nuovo una camera. Nel sogno tutto diventa legittimo, il collasso della propria realtà, la ciclicità del tempo, un sacco di rifiuti che diventa bara e vita di coppia e organico, l’interrompere e il ripartire da capo.
Stop.
Rewind.
Un universo surreale che gioca a Chi è morto saltando tra l’iperrealismo e il grottesco superdrama.
E quindi Chi è morto?
“Non lo penso più, mangio la carne, l’hamburger, butto l’immondizia.”